lunedì 11 aprile 2011

Contro la precarietà! Sempre!

Stop Capitalismo esprime totale supporto alle mobilitazioni contro la precarietà, a cui singoli attivisti anticapitalisti hanno preso parte!

Mobilitarsi e reagire allo sfruttamento e al crimine del lavoro a tempo è l'unica via per cercare di fermare i soprusi contro tutti i cittadini non privilegiati.

Accettare tutto supinamente come un portato inevitabile della 'modernità' (mentre intanto i figli-di e amici-di si prendono dei gran bei posti garantiti al riparo dallo sfruttamento e pieni di privilegi) è l'errore più grande che si possa fare!

Se si vuole trovare un rimedio ai problemi creati dalla globalizzazione e dal turbocapitalismo si inizi anche a parlare di dazi doganali, di tagli agli stipendi dei manager e di tassazione delle rendite! Altrimenti non c'è scampo!

Cerchiamo però di sfatare qualche 'mito' : precarietà e lavoro a tempo sono totalmente supportati in Italia (come in tutta Europa) anche dai partiti del cosidetto 'centrosinistra' (che lo introdusse in Italia a fine anni '90) e non solo dal PDL di Berlusconi.

Inoltre, la precarietà non è un fenomeno (deleterio) diffuso solo fino a 30 anni o riservato ai giovani, come si tenta di far passare, quasi a relegare il problema anagraficamente! No! Sta crescendo il numero dei precari anche a 35, 40, 45 e oltre, senza dimenticare poi tutti gli over 35 che, a causa dell'età ("a 35 anni sei troppo vecchio per lavorare") vengono addirittura espulsi dall'accesso a lavori precari e quindi cadono irrimedibilmente nella disoccupazione senza uscita!

E' questo il futuro che volete per voi e per i vostri figli?


giovedì 7 aprile 2011

Continua la distruzione dell'industria italiana!

Ennesima emergenza lavorativa in Piemonte: grazie al blocco degli incentivi decisi dal Governo sul fotovoltaico, la Compuprint di Leinì (Torino), azienda impegnata nello sviluppo di pannelli fotovoltaici, intende licenziare 250 dipendenti su 271! In un Canavese martoriato da oltre 20 anni di politiche deindustrializzanti e depauperanti, con la chiusura continua di industrie a grande innovazione tecnologica (proprio quelle che bisognerebbe invece sostenere e sviluppare), si prosegue sulla strada della globalizzazione scellerata che sta trasformando l’Italia in un deserto industriale, con l’esplosione del numero di disoccupati, persone di cui non si interessa più nessuno, presi come siamo dall’aiutare in tutti i modi i clandestini provenienti da altri paesi! Tali scelte finiscono inoltre per favorire l’afflusso di pannelli cinesi a basso costo, che già fanno una concorrenza sleale alle nostre aziende! Tagli e chiusure infatti aiuteranno per l’ennesima volta le scadenti importazioni dalla Cina e dall’estremo oriente. Manufatti che hanno, inoltre, costi sociali e ambientali altissimi! La Cina è diventata negli ultimi anni il leader mondiale nelle produzione di fotovoltaico con costi ambientali enormi: la Luoyang Zhonggui, il più grande produttore di pannelli solari cinese, inquina pesantemente con rifiuti tossici prodotti dalle sue fabbriche le campagne, avvelenando colture e popolazioni rurali. Il problema non è il fotovoltaico in sé (dato che esistono le tecnologie per riciclare i sottoprodotti chimici della produzione di celle solari) ma le aziende e fabbriche cinesi sono più preoccupate di tagliare i costi che di ridurre l’inquinamento! I costi ambientali non sono ancora compresi nel listino prezzi del fotovoltaico cinese, quel che conta è l’espansione commerciale nel resto del mondo, specialmente nei Paesi sviluppati che invece producono cercando di rispettare l’ambiente e i Diritti dei lavoratori. Basta con le chiusure criminali delle fabbriche italiane! Chiudere le frontiere alle merci cinesi ed extra-EU e introdurre immediatamente dazi doganali altissimi su tutte le merci provenienti da questi paesi (utilizzando i fondi generati per introdurre aiuti massicci ai cittaini italiani disoccupati).